Egitto, Governatorato di Sohag e Assiut – All’interno del Programma Italo – Egiziano di Conversione del Debito un ruolo particolarmente importante è ricoperto dalle iniziative promosse dalla società civile egiziana e dalle ONG italiane. Il 2, 3 e 4 novembre lo staff di AICS Cairo e il team della Unità Tecnica di Supporto del Programma Italo – Egiziano di Conversione del Debito hanno effettuato una missione congiunta di monitoraggio a due iniziative realizzate dalle ONG COSPE (Progetto HOPE – Handicraft and Organic agriculture Producers’ Empowerment) e MAIS (Progetto Becoming Leaders: Creation of working opportunities and sustainable economic development for Upper Egypt’s women).
Entrambe le iniziative mirano a promuovere e migliorare le attività produttive di gruppi di artigiane, attraverso formazione ed assistenza tecnica, servizi di micro credito e la creazione di una rete territoriale di sostegno all’artigianato locale. I progetti sono localizzati nelle regioni con i più alti indici di povertà del Paese e caratterizzate da una mentalità ancora fortemente conservatrice, che limita di fatto l’emancipazione femminile. Le iniziative hanno offerto nuovi strumenti per promuovere una maggiore partecipazione delle donne nella vita economica della regione. Attraverso i progetti sono state introdotte diverse innovazioni, quali nuovi design e nuovi prodotti, il miglioramento delle tecniche di produzione, delle forme organizzative e delle strategie di commercializzazione e marketing. In questo modo sono aumentate le vendite, si sono trovati nuovi mercati, sono incrementate le entrate ed è stato valorizzato il patrimonio culturale a partire dai saperi tradizionali.
I racconti di Nawal e Afef testimoniano come i progetti di cooperazione in realtà, non solo promuovono sviluppo nella dimensione produttiva, ma contribuiscono a un cambio reale nella vita delle persone in termini di maggiore autostima, protagonismo, riconoscimento sociale, realizzazione personale e felicità:
Nawal: “Vengo da un piccolo villaggio rurale. Ho studiato in una scuola islamica. Mia madre è morta, mi sono sposata con il figlio di mio zio e sono rimasta dieci anni a casa. Mio marito non mi permetteva di fare nulla. Mi occupavo delle faccende domestiche e non sono mai uscita di casa, se non per portare i miei figli dal dottore. Mio marito mi maltrattava. Prima ero un morto vivente! Non c’era mai nulla di nuovo. La mattina era uguale alla sera. Ero come un animale a casa. Volevo andare a lavorare, mio marito non me lo permetteva. Ho iniziato ad andare di nascosto ai corsi di formazione di Tally (arte tradizionale che si rifa’ alla tradizione faraonica e copta N.d.r.) del progetto, grazie ai quali ho potuto iniziare a lavorare da casa. Mi concentravo sul lavoro dimenticandomi del resto e ho iniziato a contribuire economicamente alle spese familiari. Grazie a Dio, sono diventata parte attiva dell’economia familiare e potevo quindi decidere di comprare alcune cose extra per i miei due bambini. In questo modo è cambiata la relazione con mio marito, che ha iniziato a lasciarmi un po’ più libera. Adesso va meglio anche con la famiglia e mio fratello. Ho iniziato a uscire un po’di più, a incontrare altre persone. A un certo punto mi sono accorta che non ero più sola. Sono molto grata al progetto, a tutte le tecniche che ho imparato ed a Naglaa, la coordinatrice del progetto, perché mi è stata vicina. Spero ci siano altri corsi di formazione e la possibilità di accedere al programma di micro credito. “
Afes: “Ho avuto un figlio e una figlia. Poi mio marito è morto e mi ha lasciato dei debiti. Ero sempre triste, da sola piangevo in continuazione e non c’erano speranze. Nel Sud abbiamo la tradizione che quando il marito muore, la moglie sposa il fratello del marito. Il futuro è nelle mani di Dio, non dipende da me, ma mi piacerebbe diventare un insegnante e fare un progetto tutto mio. Alcune ragazze del villaggio mi hanno chiesto di insegnare loro alcune tecniche e quindi ho regalo un po’di stoffa. Grazie al progetto ho capito che dovevo rispettare me stessa, ascoltare i miei bisogni, non lasciarmi andare e non lasciarmi mettere i piedi in testa da nessuno. Ho capito che non dovevo risposarmi e che avrei potuto lavorare. Così ho fatto: non mi sono risposata e ho iniziato a lavorare. Ho preso due micro crediti, ho comprato la stoffa e ho iniziato il mio progetto. Ho conosciuto altre artigiane e in particolare una produttrice di borse di nome Nura. Sono andata a lavorare con lei, al Cairo. Era la prima volta che uscivo dalla mia regione e andavo al Cairo. Avevo la sensazione di trovarmi di fronte a una cosa molto difficile, ma poi da dentro tutto è diventato molto più semplice. Da allora non volevo più tornare a casa, vendere i prodotti da casa, ma volevo viaggiare. Ho conosciuto un amico che partecipava alle fiere e ho iniziato a partecipare anche io a quella del Ministero delle Finanze ed altre. C’era una sensazione di successo e avevo un po’di soldi in mano. Prima non ero considerata, anzi ero considerata una poco di buono. Poi ho iniziato ad avere successo, un po’di denaro, hanno iniziato a invitarmi alla televisione. Sono molto orgogliosa. Adesso sento nel mio palazzo che la gente dice: – qui vive Afes, quella che va in televisione! – I miei figli sono molto orgogliosi di me. A una di queste fiere abbiamo fatto una fotografia assieme e la mostrano a tutti i loro amici!”
Maggiori informazioni sui progetti:
Pagina web al progetto “HOPE” COSPE: www.cospe.org/temi/coversioneecologica/55443/hope/
Pagina FB: www.facebook.com/pg/COSPE.hopeproject/posts/
Pagina web al progetto “Becoming Leaders” MAIS: www.mais.to.it/it/layout1/165/Becoming_Leaders.html
Pagina FB: www.facebook.com/BecomingLeaders/